L’Istituto Italiano di Studi Germanici (IISG) è un ente pubblico di ricerca con sede a Roma, ospitato nel Casino Barberini di Villa Sciarra-Wurts, sul Gianicolo. Fondato nel 1932 e oggi vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, l’Istituto rappresenta una delle istituzioni culturali più autorevoli in Italia per lo studio della lingua, della letteratura, della storia e della cultura dei paesi di lingua tedesca e nordica. La sua missione è promuovere la ricerca con un approccio interdisciplinare e interculturale, favorendo il dialogo tra tradizioni diverse e contribuendo alla diffusione del sapere umanistico.
La nascita dell’Istituto si inserisce nella cornice della politica culturale del regime fascista, che negli anni Trenta puntava a rafforzare i rapporti intellettuali tra Italia e Germania. L’iniziativa fu promossa da Giovanni Gentile, che ne fu il primo presidente, mentre la direzione scientifica venne affidata al germanista Giuseppe Gabetti. Fin dall’inizio, l’Istituto si distinse per la qualità della sua attività: corsi, seminari e conferenze con ospiti italiani e stranieri animavano le sue sale, e la biblioteca – arricchita dalla prestigiosa collezione del comparatista tedesco Max Koch – ne faceva un polo di riferimento per studiosi di germanistica. Nel 1935 fu fondata la rivista Studi Germanici, che ospitò contributi di pensatori di rilievo come Heidegger, Jaeger, Huizinga e molti altri.
Durante il periodo fascista, l’Istituto ebbe un ruolo centrale nella promozione della cultura tedesca in Italia. Non mancavano però le tensioni e le contraddizioni, anche interne. Dopo la guerra, attraversò una fase di difficoltà economiche e di ridefinizione della propria identità, in un contesto di rapporti delicati con la Germania. Eppure riuscì a rilanciarsi, riprendendo rapidamente la sua attività culturale. Nel 1955 organizzò il primo convegno mondiale della germanistica e nel 1963 riprese la pubblicazione della rivista interrotta nel 1944.
Nel corso degli anni, l’Istituto ha saputo evolversi, mantenendo sempre alta la qualità della propria produzione scientifica. Con la legge del 2006 è stato riconosciuto come ente pubblico di ricerca non strumentale. Oggi continua a essere un punto di riferimento per studiosi e ricercatori, ospitando un dottorato in Studi germanici ed europei, promuovendo convegni internazionali, pubblicazioni specialistiche e progetti di ricerca che spaziano dalla letteratura alla filosofia, dalla storia alla cultura comparata. I suoi principali strumenti di lavoro sono l’archivio storico, una biblioteca specialistica aperta al pubblico e una casa editrice interna.
L’Istituto Italiano di Studi Germanici è ancora oggi un luogo vivo di studio e confronto, dove la ricerca accademica si intreccia con una lunga tradizione intellettuale. La sua sede, immersa nel verde di Villa Sciarra, è un simbolo della vocazione culturale della città di Roma e un testimone attivo della storia del Novecento.
L’Istituto Italiano di Studi Germanici, fondato a Roma nel 1932 e da sempre ospitato nella suggestiva sede di Villa Sciarra-Wurts, rappresenta uno dei principali centri italiani per lo studio delle lingue, letterature e culture dei paesi germanici. Nonostante la sua lunga storia e il ruolo culturale di primo piano svolto nel corso del Novecento, il fondo archivistico dell’Istituto si presenta oggi in forma parziale e frammentaria.
La documentazione ufficiale dell’Istituto è limitata, con tracce documentarie più consistenti solo a partire dagli anni Sessanta. Le carte più antiche riguardano il periodo fondativo, sotto la direzione del germanista Giuseppe Gabetti e la presidenza di Giovanni Gentile, e comprendono atti costitutivi, riforme statutarie, corrispondenza dei primi anni Trenta e documenti relativi all’Accordo culturale italo-tedesco. Di molte figure centrali della storia dell’Istituto – come Carlo Antoni, Luigi Scaravelli, Bonaventura Tecchi o Rodolfo Bottacchiari – restano invece pochissime testimonianze archivistiche.
Una svolta si ha con la direzione di Paolo Chiarini, in carica dal 1969 al 2006, il cui carteggio e materiale organizzativo costituisce oggi una delle sezioni meglio documentate del fondo. È a lui che si deve un primo tentativo di riorganizzazione dell’archivio, purtroppo mai completato. Interessanti risultano le carte relative alla rivista Studi Germanici (1977–2003), i verbali di redazione (dal 1966) e la documentazione sui convegni scientifici promossi dall’Istituto, anche se rimangono lacune significative per quanto riguarda l’attività editoriale e i rapporti con le università.
Tra i fondi personali confluiti nel patrimonio archivistico dell’Istituto, spiccano:
• Il Fondo Giuseppe Gabetti, composto da circa 4 metri lineari di corrispondenza, carte di studio e materiali professionali, che riflettono il suo ruolo di direttore, docente universitario e intellettuale attivo su più fronti. Le carte, donate tra il 2016 e il 2019 dalla famiglia, testimoniano i rapporti con i principali germanisti dell’epoca e documentano a fondo la genesi dell’Istituto.
• Il Fondo Paolo Chiarini, strutturato in sette serie e distribuito in 19 buste, conserva documenti che spaziano dalla corrispondenza alla produzione scientifica e didattica, includendo anche scritti di altri studiosi. Riflette la ricca attività intellettuale del direttore, germanista e traduttore, ma anche il suo impegno nella diplomazia culturale.
• Il Fondo Max Koch, lascito del grande comparatista tedesco la cui biblioteca (oltre 20.000 volumi) costituì il nucleo originario della biblioteca dell’Istituto. Il fondo archivistico, oggi in 5 buste, è composto da documenti personali in stato conservativo precario.
• Il Fondo Alberto Spaini, giornalista, traduttore e intellettuale poliedrico, raccoglie oltre un migliaio di articoli, scritti, traduzioni e saggi, alcuni inediti, oltre a materiali sulla sua attività letteraria e fotografica.
• Il piccolo ma significativo Fondo Laura Farina Moschini, giornalista e scrittrice, seconda moglie di Spaini, conserva soprattutto bozze di romanzi, poesie e articoli pubblicati.
• Il Fondo Lorenzo Gabetti, figlio di Giuseppe, germanista e promotore culturale in ambito internazionale, documenta un’attività intellettuale e diplomatica svolta tra Germania, Austria e Italia. Oltre ai documenti professionali, conserva un’ampia raccolta fotografica e rassegne stampa.
• Il Fondo Giuseppe Chiarini, critico letterario e biografo di Foscolo, Leopardi e Carducci, contiene corrispondenza con figure chiave del Risorgimento e appunti di lavoro su autori tedeschi.
Un fondo a sé è rappresentato dal Centro Thomas Mann, nato nel 1957 per promuovere in Italia la cultura della Germania orientale, in stretta relazione con il Partito Comunista Italiano. Il fondo, articolato in due serie (atti e fotografie), documenta le attività del Centro fino alla sua chiusura nel 1989, ed è stato trasferito all’Istituto per iniziativa di Paolo Chiarini, che ne fu vicepresidente.
Complessivamente, il fondo dell’Istituto si compone oggi di circa 55 buste per 8,5 metri lineari, a cui si sommano i fondi personali di intellettuali, studiosi e promotori culturali legati alla storia dell’Istituto. Pur nella sua parzialità, questo archivio consente di ripercorrere quasi un secolo di germanistica italiana, intrecciando ricerca, politica culturale e relazioni internazionali.
Villa Sciarra-Wurts
Via Calandrelli, 25
00153 Roma
Presidente: Luca Crescenzi
Direttore: Roberto Tatarelli
Responsabile per l’archivio: Eleonora De Longis delongis@studigermanici.it
Orario di apertura di biblioteca e archivio: lunedì-venerdì 8.30-16.30